Introdurre l’ipnointerazione in azienda per migliorare la performance lavorativa


Oggi chi non ha lavoro ha i suoi problemi e chi il lavoro ce l’ha… forse ne ha ancora di più, di problemi. Nessuno è immune dallo Zeitgeist, lo “spirito del tempo”, nemmeno la Generazione Z dei giovanissimi che hanno intorno ai vent’anni, che non sanno che pesci pigliare e confessano di “non godere di buona salute mentale”, come ha denunciato qualche settimana fa l’American Psychological Association nel nuovo rapporto “Stress in America”.

Ma che 8 lavoratori americani su 10 dichiarino di essere al limite della sopportazione in ufficio e il 42% arrivi addirittura, a causa dello stress lavorativo, a lasciare una buona posizione, vuol dire che qualcosa non va proprio a livello di sistema.

Forse perché pensare di prendersi cura di tutte le variabili, umane e non, che interagiscono in un ambiente di lavoro allo scopo di armonizzare i processi, migliorare l’efficienza aziendale, aumentare i fatturati e ridurre i costi, sarebbe la favola in cui “tutti vissero felici e contenti”. Non entrano in gioco infatti soltanto competenze e capacità, ma attitudini, personalità, percezioni, emozioni, motivazioni, convinzioni, valori…

L’interazione tra umani, seppure in un contesto normato come quello di un’azienda, fa esplodere complessità difficilmente controllabili a tavolino e gli equilibri funzionali restano obiettivi da perseguirsi giorno per giorno. Da decenni la psicologia e le scienze comportamentali sfornano modelli su modelli (gerarchici, a rete, organici, cross-funzionali, virtuali e chi più ne ha più ne metta), ma i modelli che arrivano dall’esterno, ormai dovremmo averlo capito, sono vestiti tanto allettanti quanto proibitivi, non ultimo perché siamo sempre noi a doverci adattare a quei vestiti, non il contrario. E questo aggiunge difficoltà a una situazione già difficile di suo, rischiando di creare ulteriori forzature, resistenze, frustrazioni, invece di agevolare il cambiamento atteso.

Ora l’approccio “ipnotico” lavora esattamente all’opposto. Inizia ricalcando l’esistente, entrando nel mondo dell’altro, rispecchiandone la “fisiologia”, per mettersi a disposizione su quella particolare personale “frequenza” e favorire la crescita dei driver naturali di cambiamento. Allora ecco che l’ipnointerazione costituisce un approccio strategico, non semplicemente una “nuova tecnica per alleviare lo stress” o migliorare le prestazioni individuali.

L’ipnointerazione è la modalità naturale più efficace di espansione delle capacità umane per facilitare il ripristino e l’auto-regolazione delle funzioni neuro-psico-fisiologiche dell’organismo. In altre parole, lavora in via preferenziale con l’inconscio come un enzima di accelerazione dei processi interni di autoguarigione e miglioramento. È per questo che funziona benissimo per problematiche come lo stress, l’ansia, la depressione, i disturbi psicosomatici – solo per fare qualche esempio – e in particolar modo nel miglioramento delle performance sportive e lavorative, nel miglioramento dei processi decisionali e creativi, ma anche nel contesto della comunicazione e delle relazioni professionali.

Nel delicato ecosistema del lavoro, l’ipnointerazione risulta dunque una metodologia operativa proficua e conveniente: in prima battuta nella gestione dello stress e nella riduzione dell’ansia, con conseguente miglioramento delle prestazioni cognitive come memoria, attenzione, lucidità di analisi delle situazioni complesse. Inoltre può fornire un aiuto decisivo nel migliorare l’efficienza delle comunicazioni dei team di lavoro, nella risoluzione dei conflitti, sviluppando “l’intelligenza emotiva” che ci mette in grado di andare oltre gli elementi “razionali” del classico calcolo costi benefici, per considerare allo stesso modo anche le componenti meno visibili dalle nostre valutazioni “logiche”, quelle componenti che però, in realtà, rappresentano la parte strutturale di ogni attività fondata sul rapporto umano, come l’organizzazione aziendale per l’appunto.

Non per niente il padre delle neuroscienze contemporanee e premio Nobel, Eric Kandel, oggi professore emerito alla Columbia University di New York, afferma senza mezzi termini che “il controllo delle nostre azioni è prevalentemente inconscio” . E l’ipnointerazione è la via maestra per lavorare con l’inconscio, in modo che tra processi razionali e processi profondi non vi sia alcun conflitto ed entrambi tirino dalla stessa parte, consentendoci da un lato di prendere decisioni fondate su basi solide, autenticamente “nostre”, dall’altro di riuscire a mettere in atto e mantenere i nostri propositi nel tempo.

Ma cos’è e come funziona l’ipnointerazione? L'inventore del metodo è Fabiano Marinoni, uno dei massimi esperti in ipnosi Eriksoniana, cofondatore e docente presso Istituto Ipnosi Svizzera. Il metodo si differisce dalla classica Ipnosi per molti aspetti: viene instaurato un continuo colloquio con il paziente, non si è addormentati, non si perde mai il controllo del proprio pensiero, delle proprie volontà e non si effettuano trance profonde. Il metodo si basa su una comunicazione verbale ipnotica, che interagisce e stimola l'inconscio del paziente, portandolo ad effettuare  tutti i cambiamenti positivi, nella massima collaborazione e consapevolezza. L'Ipnointerazione è diretta, " chiedi all'inconscio, ti darà le risposte necessarie ! "è riassunto, evoluzione e semplificazione delle metodiche ipnotiche fin ora utilizzate.Un grande passo avanti nell'ipnosi, che porta dei cambiamenti positivi importantissimi con la massima semplicità.

Da un punto di vista neurofisiologico, in ipnosi avvengono modifiche molto vantaggiose, sia a livello di sistema nervoso che di tutto l’organismo. Come ho spiegato recentemente a “La Voce di New York” in un’intervista [6], la riduzione in stato di ipnosi dell’inibizione operata ordinariamente dalle regioni frontali dell’emisfero sinistro ci fa passare dal suonare in un’orchestra classica, con un direttore che segue la solita partitura, a un complesso jazz, in cui la melodia viene creando man mano, con il contributo individuale di ogni singolo elemento valorizzato in un processo espressivo dal basso verso l’altro che ci rende capaci di esplorare alternative creative impensabili nello stato ordinario di coscienza. Allo stesso tempo, i ritmi fisiologici, dal respiro, alle pulsazioni, al rilascio di ormoni, si regolarizzano, con un recupero di energie che è come dire ricaricare le batterie quando ce n’è bisogno. È importante sapere infine che in stato di ipnosi il corpo rilascia oppioidi endogeni, endorfine, encefaline, anandamide e altre molecole “buone” con poteri antidolorifici, ansiolitici e antidepressivi, che sono i nostri farmaci naturali .

Chi familiarizza con lo stato ipnotico poi diventa sempre più capace di comprendere anche le minime sfumature del comportamento proprio e altrui, divenendo così molto esperto nel leggere a colpo d’occhio non solo la “lettera” ma anche lo “spirito” delle comunicazioni che quotidianamente scambiamo tra esseri umani, non tanto per manipolare gli altri (cosa impossibile con l’ipnosi, basata su una collaborazione rispettosa tra le persone), ma di favorire uno scambio autentico, orientato a una cooperazione più efficace e vantaggiosa, per sé e per l’organizzazione intera.

Il tempo è prezioso e gli errori costano. In questo ambito, un intervento da parte di un esperto di ipnosi in azienda rappresenta un’opportunità di miglioramento per tutti, non solo a livello individuale, come abbiamo visto, ma anche e soprattutto a livello degli stessi processi organizzativi, che possono essere perfezionati a partire dai team di lavoro fino a coinvolgere l’intero sistema aperto composto da tutti gli stakeholder aziendali, in una ridefinizione e consolidamento di una “corporate culture” che può rispondere prontamente alle nuove sfide della sostenibilità, dell’etica di impresa, dell’urgenza di passare da una economia lineare a una economia circolare che può salvare il pianeta.

Lavorare sul “fattore umano” con i metodi innovativi delle neuroscienze cognitive e comportamentali in grado di accelerare i processi evolutivi delle persone aiuta infatti le aziende a migliorare i processi decisionali e produttivi, a ridurre stress e conflitti, a potenziare la produttività dei team di lavoro, a migliorare la comunicazione essenziale tra reparti, fornitori, distributori, clienti, collaboratori; insomma, a sciogliere le resistenze e accelerare un cambiamento ormai improcrastinabile.

Chi saprà muoversi come una startup, introducendo nella propria cultura driver di innovazione come agilità, collaborazione autentica, apertura mentale, nuovi modi di lavorare, nuove forme di partnership, nuovi modelli di investimento, adattando le strutture e le prassi organizzative alle caratteristiche dei team che lavorano in network, riuscirà ad acquisire la flessibilità e la velocità necessarie per rispondere adeguatamente alle nuove domande dei mercati. E a nostro avviso l’ipnointerazione è la via maestra per aiutare ciascuno a trovare la propria strada in questa sfida epocale.